Una storia a Torino tanti anni fa

Una storia di tanti anni orsono

Gennaio 1991- Settembre 1995

Il professore

Mi sono svegliato presto per arrivare in orario e non ho fatto neanche colazione, l’albergo inizia la prima colazione alle 7.

Ed il prof arriva in ufficio alle 7,30. Mi son fatto trovare in alta uniforme davanti all’ascensore riservato che porta al suo sancta santorum.

Alle 7,31 la macchina è nel cortile Esce con la solita aria affrettata e si accorge di me. Mi fa cenno di salire con lui. La salita è rapida, mi guarda in silenzio con sguardo indagatore e si sofferma sul nodo della mia cravatta.

Lo seguo nel suo ufficio. Mi fa cenno di sedermi.

Si accende una Marlboro rossa, colpo di tosse per schiarirsi la voce ed inizia: Ti ho chiamato per risolvere una questione che mi affligge da tempo. Tutti mi dicono che sei pazzo, ma io sono più pazzo di te perché mi fido di te. In giro per il mondo negli Stati Uniti ed in Canada hai fatto un buon lavoro Ora in breve ti dico cosa voglio da te. E pensaci bene prima di rispondere di no! Allora?” e si ferma di colpo, in attesa di una mia risposta.

Non ci penso un attimo: “Professore nessun problema. Cosa devo fare?”

Apre una cartellina grigia e continua:”Hai letto di sicuro sui giornali di quella truffa a Torino. Non mi bevo che sono solo sette pensioni false e non mi bevo neanche che gli unici responsabili siano un usciere che ha preso qualche mazzetta e una scalzacani di sindacalista che faceva da procacciatrice. Il giro è molto più grosso, ci sono di sicuro coperture interne se no i fascicoli e tutte le posizioni assicurative cartacee non sparivano, ci sono solo inserimenti sugli archivi informatici e non si riesce a capire chi l’abbia e come le abbiano fatte. Risultano anni di periodi assicurativi e nessun’altro riscontro. Intanto il processo è andato a puttane. Per i sette pensionati non c’erano prove della frode, i due scalzacani hanno ammesso solo di aver preso una mazzetta per fare liquidare la pensione che spettava. Il fatto che non c’è un riscontro cartaceo dei periodi assicurativi dipende-secondo argomentazioni della difesa degli imputati- dalla disorganizzazione dell’INPS che perde “le carte”. I due se la sono cavata con una piccola condanna e ai sette stiamo pagando ancora la pensione. Grande risultato! Penso che c’èa ancora altro. Ti mando in missione a Torino, devi scoprire cosa è successo, capire se hanno manomesso gli archivi informatici. Hai carta bianca con il Centro Elettronico, ricava tutte le informazioni che ti servono e riferisci solo a me di persona. Non ti fidare di nessuno a Torino, tranne dell’attuale Direttore. Studia tutto e quando sei pronto parti per Torino” e mi allunga la cartellina.

La apro e leggo:” Professore tempo una settimana e sono a Torino

Le prime ricerche

Sono passati tre mesi e sono al punto di partenza. Tutti mi guardano di traverso o forse sono le mie solite paranoie.

Non si trovano documenti della vecchia truffa, tutto sparito.

Nel mio incarico ufficiale di capo dell’Ufficio Pensioni cerco di capire quali siano i controlli e le procedure lavorative.

Ma sono tutti molto reticenti.

Intanto mi son fatto mandare dal Centro Elettronico Nazionale tutti gli inserimenti contributivi dell’ultimo anno.

E’ un tabulato alto mezzo metro, impossibile farlo controllare tutto.

Altro tabulato è invece quello dei nominativi degli impiegati che hanno fatto inserimenti. Sono una cinquantina di nomi, tutti regolarmente autorizzati.

Altro percorso senza uscita.

Intanto suscito l’interesse di una collega Teresa M. che lavora all’Ufficio Legale, è l’assistente dell’Avvocato che ha seguito tutto il processo penale.

Le ho chiesto di procurarmi gli atti del processo, perché quell’avvocato è stato trasferito e il caso l’avocato a sé il capo dell’Ufficio Legale, che nei miei confronti è molto scostante.

Ma l’interesse della fanciulla è profondo.

Passa spesso dal mio ufficio per chiacchierare

Non è che i documenti che mi procura mi aiutino molto e la trovo troppo interessata per il mucchio di tabulati che sono nel mio ufficio.

Ed allora devo insistere su di lei, è meno stupida di quanto vuol dare a vedere.

Mi conviene tenerla vicino.

Se qualcuno me l’ha mandata, vuol dire che sono sulla buona strada, anche se non ho ancora capito cosa ho trovato.

Ma è di sicuro qualcosa su quei tabulati.

Un giorno la invito a pranzo alla tavola calda sotto l’ufficio.

Lei butta la conversazione dove mi aspettavo: vuol sapere se sto indagando ed aggiunge che molti dei colleghi stanno dicendo che sono a Torino per questo.

Provo a dissuaderla con una risata.

E lei sempre sorridendo: “E cosa ci fanno tutti quei tabulati nella tua stanza? “

Le rispondo: “Sto finendo un lavoro che avevo per conto del Centro Elettronico Nazionale. Lo sapete che prima ero capo progetto informatico, tanto il mio curriculum è di dominio pubblico”

Mentre parlo mi è venuta un idea: vedere se c’è il suo nome su quei tabulati.

Non ci dovrebbe essere, gli impiegati dell’ufficio legale non hanno l’autorizzazione ad operare inserimenti contributivi”

All’uscita dalla tavola calda mi accorgo che all’angolo  di piazza CLN, ferma poco lontano,  c’è un’ Audi nera con un tizio , era li anche quando siamo entrati.

In ufficio controllo il tabulato, il nome di Teresa non c’è né in quello degli operatori, neanche in quello degli inserimenti contributivi.

Ma c’è una variazione anagrafica con lo stesso cognome, ma con un nome diverso.
E’ una tale Rosalba M. di qualche anno più vecchia di Teresa, tutti i suoi periodi assicurativi, oltre venti anni di lavoro fino al 1970, dopo la variazione anagrafica sono stati trasferiti all’INPDAI, l’ente che gestisce i dirigenti di aziende industrialei.

C’è una stranezza pero: questa tale Rosalba ha iniziato a lavorare a 14 anni come bracciante agricola.

La quasi omonima non mi pare dall’aspetto di origine contadina, è la tipica borghese sabauda, abita nel centro storico in quei tipici palazzotti di fine ‘800.

Inoltre è un cognome non frequente a Torino, forse  questa Rosalba è una sua parente.

Ma questo non vuol dire niente, devo approfondire le ricerche.

Le faro la settimana prossima, è arrivato il fine settimana, ne approfitterò per tornare a casa, prima di partire avverto il professore che lunedì mattina passerò da lui, perché ci sono novità.

E’ meglio che lo informi di tutto.

Quell’Audi nera è molto sospetta, ma mi conviene smuovere le acque.

La cosa mi intriga parecchio, mi sento tanto un personaggio di Le Carrè.

Gli zombi transessuali

Intanto devo capire cosa ci azzecca la Rosalba in tutta la faccenda, potrebbe essere una falsa pista.

Nel fascicolo del trasferimento dei contributi INPS all’INPDAI, non c’è nulla di sospetto, la domanda è regolarmente siglata dall’Ufficio INPDAI di Roma, c’è la copia cartacea dei contributi trasferiti e la contabile INPDAI con l’accredito all’INPS della sorta capitale dei contributi, firma dell’impiegato che ha trattato la pratica e firma del funzionario responsabile dell’epoca, un anno prima, tale Roberto S che ora è stato trasferito all’agenzia di Chieri come direttore.

Manca solo il provvedimento di autorizzazione alla variazione anagrafica.

Ma questo non vuol dire nulla, per cose del genere così banali tipo il comune di nascita non lo fa nessuno.

Almeno è questo che mi hanno detto all’ufficio contributi.

Sono curioso di capire che dato è stato cambiato, ma in caso di variazioni anagrafiche il nuovo “copre” il vecchio.

Devo capire cosa è successo, è una pista che devo seguire.

Intanto all’anagrafe del Comune chiedo lo stato di famiglia integrale di Teresa M. per vedere se c’è qualche legame con Rosalba.

E’ la sorella.

Mi si accende la lampadina.

Si è trasferita a Roma agli inizi degli anni ’70 , forse quando ha iniziato a lavorare nell’azienda industriale. Comunque ha sempre vissuto ed abitato a Torino nella stessa casa dove vive ora Teresa.

La lampadina è sempre più luminosa.

Ed allora come è possibile che a 14 anni ha lavorato per una anno come bracciante agricola in provincia di Taranto?

Che ci faceva Rosalba a 14 anni in provincia di Taranto?

La lampadina ora è un faro di stadio.

Anche i periodi successivi trasferiti sono strani: due datori di lavoro della provincia di Asti .

La cosa puzza parecchio.

Di chi sono questi contributi?

Non lo posso sapere, i dati anagrafici originali sono spariti.

L’unica è chiedere aiuto a quelli del Centro Elettronico.

Un “mago” mi viene in aiuto.

Ogni anno per sicurezza viene fatta una copia totale dell’archivio che viene conservata nel caso avvengano gravi guasti e sia necessario ripristinare l’archivio.

Insomma le copie di salvataggio mi possono aiutare.

Quindi c’è la copia dei contributi con i dati anagrafici prima della variazione.

Basta fare un ricerca usando come chiave di accesso il datore di lavoro. Quello di Asti.

Mi caricano su una macchina di prova tutto l’archivio e tempo una settimana mi arriva la sorpresa: quei contributi sono di un tale Cosimo G. di Asti,  pensionato di invalidità, morto in un incidente d’auto senza lasciare eredi qualche mese prima della variazione anagrafica.

Bingo! Hanno resuscitato il morto, gli hanno cambiato sesso e il povero Cosimo è diventato Rosalba. Era un vero peccato che quei contributi restassero inutilizzati.

Di chi fossero  in origine i periodi di bracciante agricolo di Taranto, non lo abbiamo ricostruito, ma poco importa.

Ho trovato il filo rosso.

E la cara Teresa non poteva non sapere, come non poteva non sapere l’impiegato che ha operato il trasferimento ed il funzionario Roberto S. che ha firmato il trasferimento e chi ha fatto la variazione anagrafica che è stata effettuata da un identificativo in uso comune tra almeno tre impiegati.

Beh posso chiamare il professore ho trovato la traccia: questi lavorano sui morti.

Devo lavorare su tutte le variazioni anagrafiche effettuate, mi faccio fare una lista, da li risalire ai contributi ed usando la copia di sicurezza trovare se c’è stata un’operazione resurrezione.

Un solo caso non basta, una rondine non fa primavera.

Il professore mi deve procurare delle persone, da solo non ce la posso fare a controllare tutti quei tabulati.

Mi presa la paranoia che in ufficio qualcuno ascolti le mie telefonate, chiamo il prof da una cabina sotto l’ufficio e gli spiego in breve cosa ho scoperto e che mi farò vivo il prossimo lunedì.

Mentre sto telefonando noto un tizio che dal marciapiedi di fronte mi sta osservando.

Quando esco dalla cabina mi si avvicina e si presenta: “Sono il maresciallo Pietro D. del nucleo operativo dei carabinieri, sappiamo che state facendo accertamenti sul vostro funzionario Roberto S. e sull’impiegata Teresa M. , anche noi stiamo indagando su di loro e vorremmo che vi fermasse con le vostre indagini, possono interferire con le nostre. Se vuole l’accompagno a parlare con il mio comandante tenente Luigi C. le darà tutti i chiarimenti del caso. Ovviamente su questo incontro deve mantenere assoluto e totale riserbo”

Resto a bocca aperta e riesco solo a ribattere: “Ma allora stavate sorvegliando anche me?”

Il maresciallo con un sorriso complice: “Non proprio lei, ma la persona con la quale si è incontrato e l’altra che l’ha seguito. Forse avrà fatto caso a lui. Noi non ci facciamo notare, è il nostro mestiere. Ma non si preoccupi, andiamo in caserma che le chiariamo tutto”

E mi fa salire su Uno bianca tutta scassata.

Il carabiniere avventizio 

Il tenente Luigi C. è una specie di capitano Ultimo, ambizioso, preparato, intelligente, insomma non è il classico caramba delle barzellette. Mi spiega tutta la questione e capisco che è bene informato su di me. In breve stanno indagando da mesi su di un commercialista torinese che fa operazioni di riciclaggio per conto di una potente famiglia della ‘ndragheta. Lo studio è frequentato anche da Roberto S. e da Teresa M., è il loro secondo lavoro. In alcune intercettazioni ambientali sono emerse le loro preoccupazioni per la mia venuta e spesso parlano di questioni che riguardano l’INPS, ma i caramba non è che ci hanno capito molto

Le questioni INPS ai caramba non interessano, l’obiettivo è il riciclaggio.

Ma la mia azione può interferire con le loro indagini per cui devo stare calmo e tranquillo

Mentre il tenente sta parlando mi viene un’idea.

E se dessi una mano a voi e voi la date a me. Io ho già trovato la prova di una falsificazione. Mi interessa però trovare tutti i casini che hanno fatto sui nostri archivi, non credo proprio che si siano limitati a rubare 20 anni di contributi ad un morto, una volta trovato il sistema, hanno allargato la vendita del prodotto. Teresa M. mi ha agganciato per capire a che punto fossi con le indagini. Se leggessi i verbali delle intercettazioni dove parlano dell’INPS, ci posso capire qualcosa.”

Il tenente mi guarda con aria trionfante. “Perfetto, mi faccio autorizzare dal magistrato di avvalermi di lei come consulente, così collabora con noi da ufficiale di polizia giudiziaria”

Delle novità informo il professore che appare soddisfatto e mi manda in missione tre impiegati per farmi aiutare a analizzare i tabulati.

La fine

Il lavoro comincia a dare frutti, saltano fuori variazioni anagrafiche, morti che resuscitano con nome cambiato e i contributi finiscono tutti  all’INPDAI. Ci deve per forza essere un organizzatore all’INPDAI, un basista interno ed un organizzatore che procaccia i clienti. E tutti fanno capo allo studio del commercialista.

Salta fuori anche il nome della persona che fa le variazioni anagrafiche.

E’ un’amica di Teresa.

Tutto quadra.

Salta fuori anche il nome di una funzionarie dell’INPDAI e di impiegati INPS di altre sedi

Dalla lettura dei verbali delle intercettazioni non salta fuori altro  di decisivo.

Nei verbali delle intercettazioni Roberto S. è molto criptico.

Non fa altri nomi.

Poi usa spesso cabine telefoniche chiuse, mi dicono i caramba.

Il mio lavoro va avanti speditamente, i nomi hanno superato i cento e tutti le falsificazioni sono finite all’INPDAI.

Ora serve preparare tutta la documentazione per provare che si tratta di una frode e non di errori.

Ne parlo con il tenente,  se possono partire le denunce.

Mi chiede di pazientare, lui mira al bersaglio grosso, il riciclaggio per il commercialista.

Teresa mi invita ad una mostra di pittura e lì ci trovo anche Roberto S

Un elegante quarantenne, abito di sartoria, capelli e baffi scuri, mostra di conoscere tutti. Con un calice di champagne tra le dita si muove sicuro tra il generone sabaudo.

Si avvicina e mi saluta.

Prova a giocare con me al gatto ed il topo.

Mostra di conoscermi a fondo e sottolinea le comuni origini beneventane.

Qualche mese dopo partono le  nostre denunce ed  il PM notifica gli avvisi di garanzia cui segue il rinvio a giudizio per oltre 150 persone.

Furono disposte  anche diverse misure  di carcerazione preventiva per i vari responsabili.

Furono successivamente tutti condannati.

Fui chiamato a testimoniare e descrissi dettagliatamente tutta l’operazione.

Roberto S. scampò alle misure cautelari ed  al processo: la mattina dell’avviso di garanzia si fracassò con la sua auto dietro ad un camion spargisale lungo la statale del Pino ritornando da Chieri a Torino.

La notizia dell’avviso gli era arrivata in qualche modo

Incidente, suicidio, omicidio, non si è mai saputo.

Dalle intercettazioni dei carabinieri non emerse nulla di sospetto, nessuna telefonata.

Dal verbale del pedinamento emerse solo che a tarda ora uscì di casa e fece una telefonata da una cabina telefonica.

A chi abbia telefonato non si è saputo.

La cosa molto singolare che quella mattina andò in ufficio con una Panda e non con la solita Audi nera.

Tutto questo non piacque nell’ambiente di lavoro: tutti dissero che ero stato un bastardo e che non siamo pagati per fare i poliziotti .

Bel finale del cazzo!

Gli articoli della Stampa di Torino (non fanno il mio nome, sono uno degli 007)ImmagineImmagine1Immagine2Immagine3

4 risposte a "Una storia a Torino tanti anni fa"

  1. Mi è sembrato di rivivere, sia pure per interposta persona, alcune vicende professionali di mio padre.
    Che era a sua volta un alto funzionario di un importante ente pubblico, e che dovette vedersela – più di una volta – con la burocrazia interna, e i muri di gomma che cercarono di fermarlo, e di scoraggiarlo nell’andare a fondo per far sapere la verità delle cose.
    Talvolta riuscendoci, molte altre volte no. E stringendo ottimi rapporti con i Carabinieri.
    Complimenti anche da parte mia per il tuo racconto.

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    1. mi fa piacere di averti ricordato tuo padre. Questa storia che ho raccontato non è un episodio isolato della mia carriera lavorativa (33 anni). Mi sono imbattuto in diversa spazzatura che ho provato a rimuovere , talvolta riuscendoci , altre volte sbattendo contro muri di gomma. Alla fine del 2002 ero stanco e sono andato in pensione. il primo maggio 2003 sono ritornato libero e mi sono dedicato alla scrittura

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